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Blog dedicato al club Innerwheel "Luisa Bruni" di Napoli

martedì, marzo 11, 2008

"Cervaro" di Raffaella D'Auria

Non c’ è dubbio. Ce ne vuole di coraggio per decidersi a fare un tuffo nel passato e raccontare la tragedia di una parte dell’infanzia fatta di continue paure e vissuta nel pieno di uno dei più spaventosi teatri della seconda guerra mondiale, quello della battaglia di Cassino.

Bice questo coraggio lo ha avuto. Ha radunato tutti i suoi personali ricordi di quegli anni terribili e ora ce li racconta con la maturità e la forza di adulta, rispettando, comunque, l’innocenza con la quale i suoi occhi di bambina videro, vissero e memorizzarono gli avvenimenti.

Bice questo coraggio lo ha avuto. Ha radunato tutti i suoi personali ricordi di quegli anni terribili e ora ce li racconta con la maturità e la forza di adulta, rispettando, comunque, l’innocenza con la quale i suoi occhi di bambina videro, vissero e memorizzarono gli avvenimenti.

Una premessa doverosa. Ciò che immediatamente colpisce del libro di Bice è la fluidità e la piacevolezza del discorso. L’elencazione di flash della memoria (visto che i ricordi costituiscono l’unico archivio storico dell’autrice) potrebbero far pensare ad una serie di didascalie poste alle tante foto, poste in un ipotetico album, dedicato alla guerra di Cervaro, tranquilla cittadina arroccata su una collina quasi al confine tra Lazio, Campania e Molise! Invece, il racconto si svolge fluido come un film e non mancano note autenticamente poetiche.

Accanto all’autrice ed alla sua famiglia prende corpo l’immagine corale di “Cervaro” a lei sì caro. Questa comunità agricola rivive con il suo mondo arcaico, in cui i giorni scorrono tutti sempre uguali, dove persone semplici “chsignori!hch” o contadini che siano, sono legate da profondo rispetto reciproco che va ben oltre qualsiasi forma di classismo. Qui i valori della vita non sono ancora perduti.

Improvvisamente, questo mondo tranquillo viene sconvolto. Arriva la Guerra.

Cervaro, che dista pochi chilometri da Cassino, è travolta in pieno dal furore di quella tremenda battaglia.

La gente si trova sola, in prima linea, separata dal resto d’Italia a combattere, senza armi, per la sopravvivenza.

Questo, in sintesi, il libro di Bice. Non mancano liriche descrizioni della natura e dei luoghi in cui i fatti si svolgono, né vivide descrizioni della annuali attività domestiche in attesa dell’inverno.

Su tutto traspare un lieve senso di attaccamento alle “cose di casa”, come mobili, libri, e gli ambienti stessi..! Ma è commovente l’affetto e l’amore per le “persone di casa”, i genitori, il fratello, i parenti e tutta la gente di Cervaro. Ed è toccante la tristezza che Bice riesce a trasmettere per le distruzioni, ma essenzialmente, per le tante sofferenze procurate dalla guerra.

Il libro si chiude, però con una nota di speranza. Il grido “Paisà” di un americano, dopo i drammatici giorni di bombardamento e cannoneggiamenti, è il segnale che la guerra, a Cervaro, è finita. La vita riprende. Ma ognuno porterà nel cuore, indelebili, i segni di una sofferenza immensa..!

1 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Grande passione nel racconto di Bice e sincero apprezzamento per il suo scritto da parte di Raffaella.
Piccola annotazione: non sarebbe il caso di eliminare i refusi?

6:46 PM

 

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